GROTTE DELL'INTERNO
Gli spettacoli della natura nel Cilento e Vallo di Diano non sono solo quelli osservabili in superficie, ma anche quelli che si possono ammirare nel sottosuolo. È possibile godere di una sorta di "viaggio al centro della Terra", in cui le suggestioni fantastiche si sposano con quanto è possibile vedere per davvero. Partiamo dal sito più noto in proposito: le Grotte di Pertosa-Auletta, conosciute anche come Grotte dell'Angelo.
Un itinerario che si sviluppa, secondo diversi percorsi, in circa tre chilometri di tragitti al di sotto del massiccio degli Alburni. Il primo ospite che si incontra nelle grotte contribuisce subito a dare al sito un carattere speciale: è il fiume Negro che permette di fare un originale viaggio in barca prima di toccare l'approdo dal quale partire per l'emozionante escursione "negli inferi".
Gallerie, cunicoli e caverne si schiudono davanti agli occhi dei visitatori che hanno modo di scoprire quali curiose e affascinanti forme hanno assunto i tanti gruppi di stalattiti e stalagmiti presenti. Grazie anche agli sforzi di fantasia hanno ricevuto anche suggestivi nomi che ancor più invitano ad ammirarle. Dalla Sala delle Meraviglie alla Sala del Trono, dal Gran Salone alla Sala delle Spugne, fino alla Sala Paradiso: tante sono le magnifiche visioni che si incrociano lungo la visita.
E le grotte sono anche lo straordinario fondale di uno spettacolo teatrale nello spettacolo naturale. "L'Inferno di Dante nelle Grotte" che qui a Pertosa trova una location ideale e visionaria. Con il fiume sotterraneo Negro che pare l'Acheronte, che conduce ai dieci cerchi dell'Inferno qui rappresentati. Un originale show con oltre trenta attori e ballerini che si snoda nel sottosuolo per circa un chilometro e dove i versi del Sommo Poeta si sposano con giochi di luci e suoni e videoinstallazioni di arte contemporanea.
Per approfondire la conoscenza del posto sempre qui c'è un'altra opportunità da non perdere: il Museo MIdA, nelle sue due sezioni geo-speleo-archeologica e botanica. Nel primo (MIdA01) sono illustrati i fenomeni del carsismo e l'ambiente delle grotte, la biologia del sito e la sua evoluzione geologica, contemplando anche la parte archeologica, con l'esposizione di reperti, ricostruzioni e riproduzioni che si soffermano sulle grotte di Pertosa quale importante sito palafitticolo. Nel secondo (MIdA02), spazio alla presentazione della flora naturale e della biodiversità relativa alle piante alimentari del Cilento e Vallo di Diano con collezioni di erbari, semi, legni, bulbi, fossili e un frutteto storico allestito sul terrazzo.
Dallo spettacolo di Pertosa si passa a quello di Castelcivita, l'altro grande complesso di cavità sotterranee del territorio, noto anche come "Grotte del Diavolo", "Grotte di Spartaco" o "Grotte Principe di Piemonte". A 94 metri di altitudine, tra le rive del fiume Calore e il versante sud-ovest dei Monti Alburni, si apre uno scenario fantastico di gallerie, piazze e strettoie ricavate dal millenario lavorio dell'erosione carsica. Le Grotte di Castelcivita si snodano lungo un ramo principale dal quale in alcuni punti si dipartono bracci secondari. Un "Salto", un dislivello di cinque metri, separa in due settori il sistema ipogeo, fatto di un tragitto di 4800 metri.
Un percorso turistico, di circa 1200 metri, permette di osservare alcune delle innumerevoli forme e degli ambienti cangianti di questo tesoro della natura. E così si incontrano la Sala del Castello che offre, con le sue stalagmiti, l'immagine di un antico maniero medievale; o la Pagoda, che ci ricorda l'edificio sacro tipico del Lontano Oriente. Per gli esperti, c'è il percorso speleologico: la sala del Deserto, del Tempio, La Cascata Rosa, il Lago Sifone, sono solo alcune delle meraviglie che si trovano sull'itinerario fatto di immaginifiche e policrome concrezioni, che attraverso i vari ambienti conduce al bacino idrico chiamato "Lago Terminale".
L'interesse delle grotte non è solo naturalistico e geomorfologico, ma anche paleontologico: qui sono stati rinvenuti depositi archeologici (strumenti litici e resti fossili) che attestano la frequentazione umana del sito risalente a circa 40 mila anni fa.
Poca è la distanza da qui per trovare un'altra grotta, singolare per le sue connotazioni sacre. La Grotta di San Michele Arcangelo, a Sant'Angelo a Fasanella. Detta anche la "Chiesa nella Grotta", custodisce un'edicola in stile gotico e una cappella dedicata all'Immacolata. In essa spicca una tela, del Seicento come l'altare presente sul fondo dell'antro impreziosito da affreschi e sculture, tra cui la statua marmorea di San Michele Arcangelo.
Le bellezze sotterranee non finiscono qui: un salto di pochi chilometri ed eccoci presso la Grava di Vesalo. Nome che designa la grotta di roccia calcarea, sita a circa 1000 metri di altitudine tra i paesi di Laurino e Valle dell'Angelo. Qui assistiamo a uno dei fenomeni carsici tra i più interessanti d'Europa: un inghiottitoio costituito da un doppio pozzo di 43 e di 100 metri al cui fondo si apre una caverna a galleria, paradiso dei più esperti speleologi.
Scavalchiamo il massiccio del Cervati per trovare, sempre a discreta quota (1100 metri, sul versante sud-ovest del monte) l'Affondatore di Vallivona. Una grotta di attraversamento che raccoglieva un tempo le acque ad alta quota del Bussento e poi trasformatasi in condotto fossile al di sopra di quello attivo.
Ed è sempre il corso del Bussento ad essere protagonista di altre spettacolari visioni carsiche. Nei pressi di Morigerati le acque del fiume si inabissano in un inghiottitoio fatto di maestose gallerie sotterranee. L'ingresso alla grotta, percorribile per alcune decine di metri prima di raggiungere un sifone impraticabile, impressiona con il grande portale alto venti metri e largo dieci.
GROTTE MARINE
Ma non ci sono solo le cavità rocciose dell'interno: altrettanto degni di ammirazione sono gli scenari che ci regala la costa tra Palinuro e Camerota. Uno spettacolare tratto di litorale che rivela un susseguirsi di anfratti marini, dalle forme più o meno bizzarre, affascinanti anche per le colorazioni cangianti, frutto dell'interazione tra acqua, rocce, fondali e luce. L'escursione in barca permette di ammirarle da vicino e in alcuni casi di addentrarsi anche all'interno. Se poi si è abili subacquei fa gola la possibilità di scoprirle in immersione.
A ridosso di Capo Palinuro ce ne sono oltre trenta, di notevole interesse speleologico, oltre che di rara bellezza. L'attrazione principale è la Grotta Azzurra, così nominata per il colore spettacolare che si genera con l'ingresso della luce nell'antro. Poi la Grotta della Cattedrale, che stupisce con la suggestiva navata centrale concrezionata con una sorta di finestra a bifora sopra l'entrata. Poi la Grotta d'Argento, il cui nome è dato dal colore dei riflessi presi dall'acqua e la Grotta del Sangue che si fa notare per il rosso delle sue pareti. La Grotta Viola, nell'insenatura di Cala Fetente, si distingue per le tinte violacee dovute alla presenza di patine di manganese.
C'è dunque la Grotta del Lago, con i suoi due rami perpendicolari, di cui uno emerso e uno subacqueo che convergono in un lago interno. A seguire, la Grotta Sulfurea, che racchiude una sorgente d'acqua sulfurea e la Grotta dei Monaci, dove le formazioni stalagmitiche fanno pensare a un gruppo di monaci in preghiera. E per citarne un'altra ancora, la Grotta del Presepe, con le numerose stalagmiti di diverse dimensioni che sembrano ricordare la scena della Natività.
E non sono certo da meno le Grotte che si incontrano lungo il tratto costiero di Marina di Camerota. Lasciando il porto troviamo la Grotta degli Innamorati, così battezzata in quanto, nella tradizione locale, ideale rifugio degli spasimanti ostacolati nel loro sentimento. Poi un'altra Grotta della Cattedrale, contrassegnata da bianche e sottili stalattiti e la Grotta del Pozzallo, il cui nome deriva dalla presenza di un pozzo naturale.
A Cala Fortuna si ammira la Grotta Azzurra (bis, dopo l'omonima di Palinuro), con lo splendido colore risultato dall'incontro della luce solare con fondali marini e pareti rocciose. Proseguendo, la Grotta del Toro prende il nome da uno scoglio che ci appare simile alla testa dell'animale. Poi la Grotta delle Noglie, perché nella fantasia popolare le stalattiti all'ingresso danno l'idea di un tipo di salsiccia ("noglia", in dialetto). Più avanti la Grotta di Santa Maria, dove una roccia pare quasi la Vergine in preghiera; infine, la Grotta degli Infreschi, al centro dell'omonima e rinomata Baia.
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