Dominato da una torre Angioina, il borgo di Castelcivita si arrampica su uno sperone roccioso del massiccio degli Alburni, a 587 mt. sul livello del mare. Il centro storico presenta l'antica struttura di fortezze, caratterizzato da vie e viuzze che si intersecano tra di loro e da innumerevoli scalini interrotti di tanto in tanto da qualche spiazzo seguendo l'andamento toponomastico del territorio. Interessanti sono i portali con architravi in pietra calcarea locale e piperno sui quali si possono ancora ammirare gli stemmi di nobili famiglie e pregevoli giochi geometrici.
Varcando il Portone della Perdonanza, si arriva nella Chiesa di San Cono, in cui si possono ammirare l'altare maggiore del 1760, il coro ligneo e il pulpito del '600. Di grande interesse è anche il succorpo della chiesa, di origine medioevale, decorato da un fine parato di stucchi settecenteschi.
Monastero di Santa Sofia, oggi chiamato di Santa Gertrude
Sull'imponente altare maggiore della chiesa, ad un'unica navata, si ammira la Pietà, capolavoro di Giovanni de Gregorio, detto il Pietrafesa, dipinta nel 1627. In controfacciata, si eleva la cantoria in legno, la cui balaustra è dipinta con leziose figure di gusto tardo rococò. Fu innalzata nel 1761, durante la reggenza di suor Candida Bellelli. Usciti dagli ambienti monastici, poche decine di metri, in via Nicola Agosto, si può visitare il museo della Civiltà Contadina e, a pochi passi l'antichissima parrocchia di San Cono, chiesa ultimata nel 1344. Varcato il portone ligneo del 1580 circa, detto de la Perdonanza, si entra nell'ampia aula dell'edificio. Notevole interesse rivestono l'altare maggiore del 1760, opera di Giovanni La Mania, marmoraro di Padula e il tronetto ligneo che lo sovrasta, innalzato nel 1911, per accogliervi la scultura de la Vergine di Costantinopoli, speciale Protettrice di Castelcivita sono settecenteschi il coro ligneo e l'organo in controfacciata; secentesco, invece, il pulpito, con i basso rilievi degli Evangelisti e di San Cono sul prospetto.
Prima di uscire dalla chiesa, sulla destra, dov'è attualmente ubicato il Fonte Battesimale, si può scendere nel Succorpo, cui è annessa la Confraternita del SS. Corpo di Cristo. E' un ambiente di grande suggestione, diviso in tre navate e dotato di area absidale.
Chiesa di San Nicola di Bari, col pregevole coro ligneo della fine del Xv secolo.
Ad un'unica navata, con l'altare maggiore realizzato nel 1758, essa custodisce un pregevolissimo coro di gusto tardo-gotico, probabilmente della fine del XV secolo. A destra e a sinistra dell'altare maggiore, vi sono le settecentesche tele raffiguranti l'Annunciazione e la nascita del Battista, opere di un purista solimenenesco degli anni cinquanta del settecento. Nella zona più alta del paese, si erge la torre Angioina, costruita negli ultimi decenni del XIII secolo da maestranze francesi. Poco discostata, sorge la struttura dell' ex Convento di Sant'Antonio, con l'annessa chiesa dove si conservano il dipinto di Pietrafesa, raffigurante l'Immacolata, realizzato tra il 1627 e 1630; un tavolato ligneo e l'altare settecentesco, in marmi policromi. Fuori porta, sorge la cappella della Madonna delle Grazie di origine cinquecentesca
La Torre Angioina
Maestoso monumento alto 25 metri, posto nel punto più alto del paese e dominante tutta la sottostante valle del Calore. Incerta la sua data di costruzione anche se l'ipotesi più autorevole la vuole edificata dai Francesi tra il 1268 e il 1284. Questo edificio è legato ad uno dei più noti avvenimenti del nostro passato, i Vespri siciliani, che fecero di questo paese la punta più avanzata della penisola nella sanguinosa insurrezione. In quel periodo Castelcivita era chiamata Civita Pantuliano. Scoppiata nel 1282, la rivolta siciliana si allargò sul continente ed i Siculi-Aragonesi inviarono contro gli Angioini di Napoli dei guerrieri detti Almugàveri. Questi assediarono il paese e ne fecero un covo fortificatissimo che, data la sua posizione orografica, era quasi inespugnabile. Per tale motivo costituiva un ostacolo per gli Angioini che dovevano accorrere in aiuto dei Francesi in Sicilia. L'inevitabile scontro si tramutò in un assedio che solo dopo tre anni Carlo Martello risolse a favore degli alleati napoletani. La Torre, da tempo irresistibile richiamo turistico, si sviluppa su pianta circolare con diametro di circa quindici metri. Un primo vano, contenuto nella scarpata, diventava all'occasione prigione o deposito mentre in un secondo vano (praticamente il primo piano) si svolgeva la vita del feudatario. Al di sopra di questo sono presenti altri due vani il cui accesso era presumibilmente consentito con scale di legno o funi.
Grotte di Castelcivita
La maggiore attrattiva è costituita dalla visita alle famose Grotte ,
di cui vi proproniamo qui la lettura della scheda dedicata