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Roscigno vecchia


Il borgo: "La Pompei del 2000"
La storia di Roscigno è simile a quella dei piccoli centri di origine medioevale del Cilento interno.
Nato come insediamento agro-pastorale, il borgo, sopravvissuto negli anni per la posizione sicura sulle colline, lontano dalle rotte di maggiore percorrenza commerciale e militare, tuttavia è stato vittima dello sfruttamento feudale e poi di avvenimenti traumatici: la frana, che l'ha costretto a continui trasferimenti in zone più solide, e l'emigrazione, che fin dal primo dopoguerra gli ha inferto un duro colpo spopolandolo in gran parte

 

La frana obbligò i roscignoli a spostarsi varie volte. Il primo nucleo abitato infatti si trovava molto più a valle, vicino ai fiumi Ripiti e Fasanella, le cui acque causavano lo smottamento del suolo. Un primo trasferimento degli abitanti verso nord si è verificato nel XVI secolo, un altro intorno al 1770, quando fu abbattuta la vecchia chiesa e costruita quella di S.Nicola, in località Piano, dove si trova ora. L'ultimo trasferimento è quello definitivo nel nuovo centro a 1 km di distanza.

 

Due ordinanze del Genio Civile (1907 e 1908) stabilirono lo sgombero del paese e la costruzione di nuove case in un altro centro piú a monte, in terra sicura. Cominciò cosí un lento trasferimento degli abitanti, che non volevano lasciare il paese.
Ma un abbandono completo non c'è mai stato: il paese si ripopola ogni giorno per il passaggio dei contadini e degli animali verso i campi, la piazza è ancora un punto d'incontro e le case meglio conservate sono diventate depositi di attrezzi e stalle.

 


Il museo
Nei locali restaurati dell'ex casa canonica e del vecchio municipio c'è oggi il museo di civiltà contadina che raccoglie le testimonianze della vita e del lavoro della gente di Roscigno: circa cinquecento pezzi ordinati secondo i temi dei cicli lavorativi specifici della zona e organizzati in moderni criteri espositivi.La raccolta è attualmente divisa in sei sale, ciascuna dedicata ad uno o più aspetti della cultura popolare locale: il ciclo della vite e del vino, il ciclo dell'olivo e dell'olio, l'allevamento e la produzione del formaggio, la lavorazione dei campi, il ciclo del grano, l'aratura, la mietitura e la trebbiatura, il trasporto, la lavorazione della lana, la produzione del pane, la casa.

I vari processi produttivi vengono mostrati ai visitatori nelle successioni delle stanze, con l'integrazione di immagini fotografiche, didascalie, grafici, mappe e documenti storici.

Il museo conserva una buona collezione di fotografie storiche, un piccolo archivio storico, fotografico e video-fotografico moderno per i documenti sonori e per la memoria delle attività lavorative e gli ambiti di vita quotidiana tradizionali in via di sparizione.

L'esposizione non ricostruisce con ingenuo realismo ambienti e scenette di vita, ma cerca di mostrare la storia e la funzione degli oggetti, e anche le varie trasformazioni: l'ordine dei pezzi ripercorre le fasi del processo lavorativo, che si tenta di simulare attraverso la successione spaziale all'interno delle sale.
I calendari agrari, le fotografie storiche e moderne, le didascalie dialettali, le interviste ai contadini, i video, i documenti d'archivio, le ricostruzioni grafiche delle tecniche mostrano anche la sincronia delle lavorazioni e offrono una pluralità di livelli di lettura.

 

Orari
Il museo è aperto tutti i giorni dalle ore 9:00 alle ore 13:00
il Sabato e la Domenica anche dalle ore 15:00 alle ore 17:00
Per visite e informazioni potete telefare allo 0828 963 377