La data di fondazione del paese non è nota. Il casale viene indicato per la prima volta col nome di Ruticinum (in locum Ruticini) in un documento del 954.
In questo si parla della "Translatio" dei resti del corpo dell'apostolo Matteo da Duoflumina (Casalvelino) a Caputaquis (Capaccio) e di qui a Salerno.
L'antico casale è arroccato sulla cresta della collina estendendosi da ovest, all'ombra dell'antichissimo castello di Rocca Cilento, ad est per ammirare il Sacro Monte di Novi Velia dalla cui cima domina la Madonna, una delle "Sette Sorelle" del Cilento.
Dalla parte più alta della borgata, località San Rocco, appendice della via San Cesario, si può ammirare la diga dell'Alento. Un tempo di questo fiume, detto anche Malla per il suo sorgere presso Magliano Vetere (Malleanum), si ammirava lo scorrere pigro delle sue acque ora convogliate nella diga di rilevante portata.
Stupenda è la posizione geografica di questo antico e storico paese dal quale si possono raggiungere facilmente i centri vicini ricchi di cultura, arte e storia: Rocca Cilento, Lustra con il convento di San Francesco, la Vatolla di Giambattista Vico, Torchiara e Copersito, Laureana con la sede della Comunità Montana, Agropoli saracena ad appena 12 Km, Paestum e Velia e tanti paeselli sovrastanti le valli circostanti, quelle valli decantate dal nostro Enzio Cetrangolo in cui si raccolgono e disperdono i suoni dei bronzi degli antichi campanili.
La festa del volo dell'Angelo
La festa del volo dell'Angelo è senza dubbio una delle attrazioni più suggestive perché fa presa sui bambini infondendo nei loro cuoricini il ricordo più indelebile del Sacro evento. Non si può spiegare altrimenti il ritorno fedele e puntuale di molti compaesani sparsi in terre lontane nei giorni della festività del volo dell'Angelo.
Non solo i rutinesi, ma tanti forestieri che avendo visto il dramma religioso quand'erano fanciulli, ora adulti avvertono la nostalgia di rivedere ancora una volta quello che era rimasto impresso nei loro occhi e nei loro cuori.
La scelta dell'Angelo viene fatta attraverso la selezione di alcuni fanciulli maschi che vengono sottoposti a dei provini tenendo conto del peso, che non deve superare i quaranta chilogrammi, della voce che deve essere piuttosto acuta e melodiosa e una certa facilità nel recitare il ruolo.
Ogni Angelo che solca i cieli di Rutino dice di non aver provato alcuna emozione o alcun timore quando era agganciato alla sartia all'altezza dal suolo di una decina di metri. Questo perché durante l'imbracatura, che un tempo veniva fatta con fasce di tessuto, il corpicino dell'Angioletto, avviluppato dalle fasce che collegate al gancio devono sostenerlo dandogli l'impressione di essere ben protetto, è assolutamente al sicuro; inoltre, durante l'agganciamento al cavo, l'addetto che fa parte del comitato festa, tiene ben stretto a se il bambino e non lo lascia finché non è sicuro di aver ben legato il gancio alla carrucola.
Giunto il giorno della festa, il fanciullo prescelto viene sottoposto, nell'abitazione paterna, alla vestizione, iniziando col fargli indossare una sottoveste bianca ricamata, un vestitino azzurro bordato con ricami di fili d'oro e sul petto ricamata una bilancia, simbolo di giustizia, oltre alla scritta: Quis ut Deus.
Due calzamaglie con strisce azzurre che avvolgono le gambe. Completano la vestizione le ali, un paio di sandali bianchi, la bionda parrucca ricciuta, l'Elmo col sottogola e uno scudo legato al braccio sinistro; successivamente due militi dell'Arma dei Carabinieri in alta uniforme gli consegnano la spada della disfida.
Ultimata la cerimonia della vestizione l'Angelo viene accompagnato in Chiesa dai genitori, da alcuni fedeli e dalla banda musicale nonché dai due Carabinieri di cui abbiamo detto.