Alle pendici del monte Motola (1700 m), in una corona naturale di verdi colline, sorge il centro abitato di Sacco, così chiamato forse per l'inaccessibile collocazione del suo castello ("saccus", dal latino "via senza uscita"). Poco distante, in un paesaggio di sorprendente bellezza, si trovano i ruderi di Sacco Vecchio (l'antico Castelvecchio), misteriosamente abbandonato nel Medioevo, raggiungibile attraverso un sentiero.
Vicina è la Sella del Corticato [13] (1026 m), linea di confine tra il Cilento e il Vallo di Diano. Qui i sacchesi aiutavano, dietro compenso, i mercanti che risalivano la cosiddetta "Via del sale", verso Teggiano e le città ioniche. In un aspro paesaggio, il valico s'insinua tra le pareti dei monti Cocuzzo delle Puglie [15] (1400 m) e Motola, verso la vetta del quale si apre un sentiero di trekking. Sul monte Motola c'è un bel bosco di roverella, cerro ed elce, abitato fra gli altri da cinghiali, falchi, nibbi. Il sentiero delle sorgenti del Sammaro (vedi scheda dedicata) è inserito in una zona ricca di bellezze ambientali. Nelle limpidissime acque del fiume Sammaro, subaffluente del Calore, vive indisturbata la lontra.
A 2 Km, sulla strada per la famosa Roscigno Vecchia (vedi scheda dedicata), parte una suggestiva strada panoramica, che costeggia la montagna con i suoi antichi gradoni di roccia.
Il bel centro storico è ricco di portali in pietra.
Nella piazza c'è la chiesa barocca di S. Silvestro (XVII sec.), con i suoi "muocci", statue esterne (IX sec.) in terracotta, raffiguranti S. Nicola, S. Sebastiano e S. Elia. Essa ingloba la preesistente chiesa di S. Nicola (XIII sec.), della quale rimane il magnifico campanile. L'interno, ricco di stucchi e opere d'arte del XVII e XVIII sec., è a tre navate, con dieci altari laterali e due cappelle. Da citare sono anche la cappella di S. Lucia [11] (XVI sec.) e la chiesa di S. Antonio (XVII sec.). In via Roma il Museo del legno conserva la produzione artistica dell'ebanista Francesco Coccaro (classe 1901, vivente). Le opere rappresentano alcuni momenti della storia dell'umanità: mitologia, religiosità, scoperte scientifiche, personaggi storici. Sacco vecchio, raggiungibile tramite una ripida mulattiera, presenta un magico scenario di ruderi immersi nella natura. Sono visibili i resti dell'antico castello (VIII sec.) e soprattutto quelli della romanica Chiesa di S. Nicola di Myra (VII sec.).
Il castello
Il duca Zottone di Benevento intorno al 600 dopo Cristo costruì il Castello sulla vetta del colle petroso di Sacco Vecchio. Questa imponente costruzione occupa una superficie di circa 3.000 metri quadrati. Si compone di un vasto cortile a cui si accede dalla porta munita di ponte levatoio, della torre quadripartita realizzata al centro della struttura, di vasti saloni dei quali esiste solo la perimetratura delle mura dirute, di almeno otto stanzoni esposti a mezzogiorno, di alcuni locali sottoposti coperti a volta, della cisterna per la raccolta dell'acqua piovana, di un ampio terrazzo ancora circoscritto da mura merlate di stile longobardo. Meritano un accenno a parte: la torre a struttura quadrata con la caratteristica longobarda di avere una parete perfettamente orientata verso un punto cardinale fondamentale, le mura merlate che sono al presente un gioiello di arte longobarda e medievale, l'ingresso al castello col ponte levatoio.
In questo castello costruito per fronteggiare i bizantini arroccati oltre la cordigliera del Cervati il duca Zottone di Benevento relegò la moglie Saccia. E' l'abate Francesco Sacco autore nel 1796 del "Dizionario Istorico Geografico del regno di Napoli" a riportare al tomo III pagina 229 la notizia: "questa terra (l'attuale abitato di Sacco) si vuole essere stata edificata circa l'ottavo secolo dagli abitanti della distrutta terra di Castel Vecchio (l'abitato di Sacco Vecchio), ove era un castello fatto da' Duchi di Benevento, ed in cui fu rilegata Saccia moglie di uno de' Duchi di Benevento. Distrutto quello castello, gli abitanti di Castel Vecchio edificarono la presente terra, e la vollero chiamare Saccia in memoria di Saccia rilegata nel Castello della Terra di Castel Vecchio".
Il castello di Sacco Vecchio fece cadere in disuso il grande muro di cinta che si ammira solo nella traccia basale sul Truppo della Lentrìcina. Questa opera lunga più di 400 metri e larga un metro e mezzo ha difeso le capanne italiche per moltissimi secoli. Si ammira in esso la ciclopicità dei massi e la perfezione della fattura.