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Novi Velia


Novi Velia  è un piccolo borgo medioevale che racchiude in sé un ricco patrimonio di arte e antichità.


Si trova su una collina coperta da secolari piante di ulivo incastonata ai piedi del Monte Gelbison (vedi scheda) ricco di fitti boschi di castagni e faggi, di acque sorgive e soprattutto di un'aria così fine e vivificante da farne un luogo ideale per chi desidera "vivere" anche per poco in un ambiente che a tratti si presenta nel suo stato primitivo.

 

Le origini di Novi non sono del tutto chiare; fino al 600 d. C., il centro avrebbe vissuto di riflesso delle alterne vicende storiche di Velia, l'antica "Elea". Vi è comunque questo legame indissolubile di Novi con l'antica "Elea", con i Greci e con la Montagna (Monte "Sacro" o "Gelbison"). Infatti, la porta più antica di Novi, chiamata "Porta Greca" è del IV sec. a. C. e immette sulla via a sua volta chiamata "Via Greci".

 

La riprova della presenza dei Greci (Enotri) nel luogo è data dal ritrovamento, a seguito di un casuale scavo effettuato nel 1960 sulla cima ubicata a nord rispetto a quella ove sorge il santuario Mariano, di una statuetta fittile "Tanagra", di un serpentello di bronzo e di alcuni cocci di lampada databili al III sec. a. C.; oggetti, tutti, presumibilmente provenienti da un santuario dedicato alla Dea Era, Dea della fertilità o fecondità.
E' lecito supporre che sulla cima del monte "Sacro" o "Gelbison", ove attualmente vi è il santuario Mariano più alto d'Italia, o nelle immediate vicinanze, vi fosse un tempio pagano dedicato alla Dea Era. E' ancora lecito supporre che i "Focesi" di "Elea" fossero legati a Novi (ove appunto supponiamo vi fosse già stanziata una colonia di Enotri) da motivi economici e commerciali, infatti, alle pendici del monte, tra le "crete rosse" trovavano il ferro e nei boschi il legno, elementi indispensabili per costruire le loro navi.

 

Le maggiori testimonianze oggi ancora visibili sono quelle della presenza Longobarda e Normanna; da presidio Longobardo diventa sede feudale i cui signori sono investiti delle più alte cariche ed appartengono alle più nobili famiglie: i De Magnia, i Marzano, i Pignatelli, i Carrafa ed infine gli Zattera.

 

 

Della presenza Longobarda e Normanna ne sono visibile testimonianza i vari edifici storici:

 

la torre Longobarda, quadra (XI sec.), posta sul punto più alto del nucleo a guardia del lato nord sguarnito di mura, la cui struttura è stata certamente realizzata sui resti di una ancora più antica;

la porta dei Longobardi ad ovest del nucleo storico, verso valle, addossata al posto di guardia sul quale è stata, per una porzione, impiantata la chiesa di S. Maria dei Longobardi che ha al suo interno numerose opere pittoriche e scultoree (Cfr.: "S. Maria dei Longobardi - Storia ed arte nella Parrocchiale di Novi Velia" di Carlo Zennaro – Vincenzo Cerino);

il castello del conte Tommaso di Marzano costruito all'inizio del XIV sec. quando, lo stesso conte, donò, al fine di farli stabilire a Novi, il vecchio castello, risultato danneggiato nella guerra Angioino Aragonese tra il 1284 e il 1299, ai Celestini diventato poi abbazia dei padri Celestini.

 

 

Ex Convento dei padri Celestini (XII sec.)
già castello del Signore, dei De Magnia prima e dei Marzano poi, con l'annessa Chiesa di S. Giorgio (Cfr.: "S. Giorgio - Chiesa e Monastero in Terra di Novi" di Vincenzo Cerino – Bruno Viciconte) alla quale era addossata la porta di S. Giorgio, posta ad est del nucleo storico verso la montagna.

L'ingresso principale al convento avviene tramite una rampa che si sviluppa dalla via S. Giorgio, superando il portale in pietra che si apre su un cortile dal quale si accede sia alla Chiesa che al Convento. IE' organizzato su due livelli intorno a un chiostro con il pozzo centrale, ove si affaccia al piano terra sui quattro lati il portico e al primo piano per tre lati la galleria; questa, sul quarto lato verso est, diventa corridoio disimpegnando ambienti su ambo i lati. La condizione morfologica del luogo ha condizionato non poco lo sviluppo e lo stratificarsi della struttura, infatti, mentre le ali est e ovest hanno la medesima imposta corrispondente al livello del chiostro, le ali sud e nord hanno imposta diversa tra loro, nonché, sottoposta rispetto al chiostro; tale sviluppo risulta motivato dalla configurazione della collina su cui il Convento sorge, infatti, in quel punto, questa ha il crinale lungo l'asse est-ovest, mentre digrada, con notevole acclività, verso nord e sud. Il piano di calpestio della Chiesa, al di sotto del quale vi sono, in maniera piuttosto irregolare, degli ambienti ipogeali voltati, risulta così sottoposto di circa 1,50 mt rispetto al chiostro.


Dell'ex Castello Baronale, trasformato prima in convento per i Celestini (XIV sec.) e poi in seminario diocesano (XIX sec.) resta ben poco per raccontare a noi delle sue antiche destinazioni.
L'ala sud, destinata da sempre al culto (chiesa di S. Giorgio), e l'ala nord destinata alla vita monastica e seminariale (celle per i frati e refettorio) sono giunte a noi a livello di rudere. Le altre due ali, la sud e la nord già destinate ad ambienti per la vita conventuale (celle per i monaci e successivamente locali per il seminario) risultano oggi occupate, al piano terra, principalmente da locali di deposito e qualche abitazione, mentre, al primo piano, solo da abitazioni. Queste due ali pur sottoposte nel corso degli anni a una serie continua di trasformazioni, principalmente motivate dalla necessità di inserire elementi di adeguamento tecnologico e di servizio quali bagni e cucine per le abitazioni, sono abbastanza integre ma quanto le trasformazioni, pur avendo comportato numerose superfetazioni, hanno altresì assicurato quel minimo di manutenzione che ha permesso alla struttura di sopravvivere.


La Chiesa di San Giorgio ha sviluppo in lunghezza, con orientamento tipicamente bizantino, ovvero est-ovest, (l'ingresso è rivolto verso ovest mentre l'abside guarda ad est). Il lato sud è sul limite della via S. Giorgio, mentre il lato nord è adiacente alla restante parte del Convento. Addossata alla Chiesa, sul lato sud, laddove i resti sono ancora visibili, vi era la Porta S. Giorgio, che con la Porta Longobardi costituivano i due principali accessi alla Città. Quest'ultima, ancora del tutto integra, è posta anch'essa a ridosso della Chiesa di S. Maria dei Lombardi.


Le due porte guardavano la prima verso la montagna, ad est, mentre l'altra, aperta ad ovest, verso la valle di Novi, quasi a testimoniare il rapporto tra la costa e l'entroterra, all'interno del quale Novi ha avuto ragione di nascere e svilupparsi nel tempo.

 

 

 

 

 

Festival degli Antichi Suoni
www.festivalantichisuoni.it
La manifestazione, la cui prima edizione risale al 1999, denominata "FESTIVAL ANTICHI SUONI", celebra gli antichi raduni di tanti pellegrini, provenienti dalle regioni vicine, che facevano tappa a Novi Velia, per raggiungere poi il Santuario della Madonna di Novi Velia, posto sulla vetta del Monte Gelbison,1707 m. slm, antico luogo di culto, la cui origine si perde nella notte dei secoli.
La presenza, nel territorio di Novi, del Santuario della Madonna di Novi, ha costituito un forte richiamo religioso e culturale per tanti pellegrini, provenienti dalle regioni circostanti, concorrendo a formare, nel corso dei secoli, un grande e spontaneo teatro di incontri, in cui popoli e culture diverse, attraverso la musica, il canto, i sapori, il linguaggio, la preghiera stabilivano contatti e intessevano scambi e relazioni, creando una stratificazione culturale interregionale, espressione della fusione delle diverse culture di tutte le popolazione che si affacciano sul mare Mediterraneo E nell' incantevole scenario del borgo medievale di Novi Velia patrimonio dell'Unesco, tra piazze e monumenti storici, tra vie, vicoli e palazzi medievali, che si svolge da anni il Festival degli Antichi Suoni; una manifestazione unica che raccoglie tutti i suonatori di ;Ciaramelle, Zampogne, Chitarre Battenti, Organetti e Flauti dell'area della Basilicata, della Calabria, della Campania e della Puglia. Suoni che si perdono nella notte dei tempi e hanno accompagnato la vita della gente del Sud nel corso dei secoli, e che oggi vengono riproposti affinché la memoria storica rimanga viva, ma, soprattutto, venga tramandata alle generazioni future.
Il Festival si svolge nel centro storico di Novi Velia e nel corso delle serate, in compagnia di musica rigorosamente dal vivo, è possibile gustare quanto di più caratteristico e naturale può offrire la nostra ricca cultura gastronomica.
Contemporaneamente si svolge anche la fiera espositiva degli strumenti musicali antichi, prodotti tradizionalmente dell'artigianato locale.

 

 

 

 

Dedicata a Enrico e Enzo, preziosi Ciceroni della propria terra.

Da non perdere:

• Con il bel tempo, ammirare la bellezza del centro storico e il panorama che da un lato vede il Cilento verso il mare, dall'altro l'imponente Monte Gelbison con il Santurario in cima.
• Mangiare ricette a base di funghi porcini appena colti nei ristoranti tipici della zona.
• A inizio settembre, imperdibili le serate al "Festival degli Antichi Suoni".

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La casa al piccolo borgo

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